scritto
 e dedicato ai miei compagni di squadra, che 
naturalmente ne hanno travisato l'essenza ed ora pensano che io faccia 
davvero sta roba. Viene riportato in questo blog leggermente modificato 
dall'originale.Gli occhi dei riflettori sono tutti per lei. Eccola, è la ZIA CLAUDIA.
 Completamente vestita di pelle nera, ha la parvenza di un motociclista,
 ma motociclista non è. Indossa stivali di pelle neri con tacco 
vertiginoso e rigorosamente a spillo con punta rinforzata in acciaio. In
 mano ha una frusta, che fa schioccare con estrema cattiveria. 
Sull’altra mano tiene uno schiavo al guinzaglio. E’ grasso e unto, e dal
 succinto costumino in pelle nera (l’unico capo di abbigliamento che 
indossa) ballonzola della fastidiosa pelle a buccia d’arancia. Il 
rimbombo della frusta è terrificante. La ZIA CLAUDIA indossa
 una maschera sul volto che le copre i bellissimi occhi azzurri, ma 
lascia intravedere la bocca carnosa sulla quale spicca un rossetto che 
ha lo stesso colore del sangue. Come quello che vuol far scorrere sulla 
schiena del suo giocattolo. La carnagione del viso è bianchissima, 
presumibilmente coperta dal cerone. Oppure sta male… No, no, è cerone. 
La bocca non si distende mai in un sorriso, ogni tanto digrigna i denti 
come un animale pronto all’attacco. La sua voce è da oca giuliva e 
stride fortemente col suo aspetto. Le sue unghie sono lunghe, quasi 
uncinate, e anch’esse colorate di sangue; sale sul tavolo e attacca a 
parlare allo schiavo.
ZIA CLAUDIA: Cosa cerchi?
SCHIAVO: Può interessarle, mia Padrona, uno schiavetto poco più che cinquantenne?
ZIA CLAUDIA: Potrebbe, ma solo se veramente consapevole del tuo ruolo.
SCHIAVO: Penso di esserlo…
ZIA CLAUDIA:
 PENSO???????? Ma cosa cazzo dici??? Sappi che sono una padrona molto 
crudele ed autoritaria. Non devi pensare, lo faccio io per te. Tu devi 
solo essere consapevole di quel che ti aspetta. Quanto sarai disposto a 
soffrire per me?
La Zia Claudia si accende una sigaretta.
SCHIAVO:
 Uno schiavetto di merda come me non può che dimostrare tutta la sua 
indegnità al cospetti di un Essere Superiore come LEI. Non posso che 
supplicarla…
ZIA CLAUDIA:
 A questo punto non posso che dirti di aprire la tua mente e di 
consegnarla a me. Io penserò per te, tu dovrai solo subìre e rivelarmi 
tutti i tuoi segreti più reconditi. Alla fine dovrai essere solo un 
involucro senza sentimenti nelle mie mani!
SCHIAVO: Sono più che aperto nei Suoi confronti, ed aspetto solo un Suo ordine. O una Sua punizione. Che merito, sempre e comunque.
ZIA CLAUDIA: Bene. Comincia col prostrarti ai miei piedi. INGINOCCHIATI, stronzo.
Lo schiavo si inginocchia. La Zia Claudia spegne sulla sua schiena la  sigaretta,
 pigiando forte. Lo schiavo non batte ciglio. Affonda le sue unghie su 
quella carne flaccida, graffiandola a sangue. Lo schiavo è in estasi.
SCHIAVO:  Sono
 pronto. Mi apro completamente ad ogni Suo volere. Se vuole, può cagarmi
 in testa. Se vuole, io mangerò la sua merda. Se vuole, io berrò la sua 
orina. Se vuole…
ZIA CLAUDIA: Basta, m’hai cacatorcazzo.
La
 Zia Claudia frusta lo schiavo sulla schiena per ben dieci volte. Lo 
schiavo geme e il suo cazzo diventa più duro del marmo. Eufemismo. Il 
grasso ha un cazzo minuscolo e duro come una banana sfatta.
ANCORA LA ZIA CLAUDIA: sei con la faccia dinanzi alle mie scarpe che, come puoi ben vedere, sono altissime e con i tacchi metallici.
SCHIAVO:
 Non potevo non vederle, Mia Signora. Da bravo schiavo quale spero di 
essere, non ho potuto non immaginare che quei tacchi perforassero la mia
 pelle. Ed ora è già una gioia avvicinarmi a quelle calzature. Posso 
leccarle?
ZIA CLAUDIA: TACI, testa di cazzo. Sono io che dirigo il gioco.
E
 così facendo la Zia Claudia affonda il tacco del piede sinistro (è 
mancina) sulla schiena del suo schiavo. Lo spinge con forza verso il 
bacino, la qual cosa provoca una fuoriuscita di sangue nonché estrema 
eccitazione da parte dello schiavo. La zia Claudia infila il tacco 
sporco di sangue nella bocca del suo inferiore ed esclama:
ZIA CLAUDIA: Ed ora leccalo tutto. Questo è il tuo sangue, merda. Leccalo. E taci.
Lo
 schiavo comincia a leccare, la Zia Claudia s’infastidisce e lo 
allontana con un calcio sulle gengive. Lo schiavo gode come una bestia. 
Poi, con quella sua voce da oca giuliva, gli ordina di allungare le mani
 sul tavolo. Comincia a frustarlo ferocemente. Le mani sanguinano, lei 
arriva a 20 frustate. Lui gode. La Zia Claudia s’incazza come una 
bestia.
ZIA CLAUDIA:
 Come osi godere senza il mio permesso, brutto pezzo di merda che non 
sei altro???? Devi solo leccare come farebbe un lurido cane.
SCHIAVO: Ha ragione, Mia Padrona… Scusi la mia audacia, ma mi son lasciato prendere dall’eccitazione del momento. 
ZIA CLAUDIA: Tu devi solo leccare. E basta. Il momento di godere lo decido io. Per punizione, in ginocchio.
Lo
 schiavo si inginocchia, la Zia Claudia alza il piede destro ed appoggia
 il suo tacco sulla sua testa. Poi prende a frustarlo. Trenta frustate 
consecutive. Lo schiavo geme con sempre maggior veemenza.
SCHIAVO:
 Mi perdoni, Padrona. Sono ancora inesperto e a volte mi lascio prendere
 dall’eccitazione… Non riesco a trattenermi, così commetto errori 
puerili.
ZIA CLAUDIA: Invece di vomitar cazzate, usa la tua lingua per leccarmi ben bene le scarpe. Nel parcheggio ho calpestato merda di cane.
SCHIAVO: Agli ordini Mia Signora. Mmmmmmh, che buona la merda di cane!
ZIA CLAUDIA: Cannibale! Non solo sei un cane, sei anche una merda. Stenditi per terra, ho voglia di fare una passeggiata sulla tua schiena.
Lo schiavo obbedisce. La Zia Claudia passeggia su di lui, poi allarga le gambe appoggiandole a terra…
Basta. Me so’ rottorcazzo. Mi fa male la testa!
No, dai. Riprendo. Adesso arriva il meglio.
La Zia Claudia sposta lo slip e gli piscia in testa.
MISTRESS: Bevi, merda. Non lasciare che neppure una goccia vada sprecata.
Lo schiavo lecca persino il pavimento. Poi chiede.
SLAVE: Ce n’è ancora, mia adorata Padrona?
MISTRESS: Peccato non abbia il marchese, sennò sai che bella tinta facevo a quel parrucchino che hai su quella testa di cazzo?
SLAVE: My Mistress! Per il tuo piacere farei qualsiasi cosa. Anche un tè col tuo assorbente usato!
MISTRESS:
 Basta, m’hai cacatorcazzo sul serio. Ma puoi andar bene. Ti porterò con
 me. Ho bisogno di qualcuno che mi ripulisca degli umori dopo che i miei
 amanti m’avranno ricoperto del loro sperma……………….
Ora però sono io che me so cacato ‘na cifra’r cazzo!!!
(lo
 scritto è stato ideato dal sottoscritto dopo la lettura di un capitolo 
del libro NET-GENER@TION di Luther Blisset. La mia mente perversa e 
sadica ha elaborato e rivisitato questa greve lettura. Che, in perfetto 
stile-T.J., ho cercato di peggiorare ulteriormente)
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