lunedì 12 marzo 2012

QUALCOSA SI E' ROTTO

scappai. anche se non ero allo stadio nessuno sbirro mi inseguiva. scappai ugualmente. sulle mie spalle sembrava gravare il peso del mondo intero. pensavo di avere le gambe lente e molli, il cervello non lo sentivo. in quel momento non pensavo. il mio amico cadeva a terra. era tutto così comico.  veniva raggiunto e malmenato, mentre io avevo solo voglia di ridere per la sua goffa caduta. con la coda dell'occhio osservai la scena mentre il mio corpo rallentava la corsa fino a fermarsi del tutto. a dieci metri da me la salvezza, ma non potevo. non potevo salvarmi mentre qualcuno le prendeva anche per me. mi fermai, urlai qualcosa, non ricordo cosa, attirando l'attenzione di due di loro che cominciarono ad inseguirmi. scivolai anch'io, stavolta c'era ben poco da ridere. a terra attesi il mio destino. inerme. il primo mi colpì con un calcio sulle gambe, tanto stupido quanto inutile; l'altro assestò la mira, mi girò intorno e mi colpì forte. ricordo vagamente il suo volto. era un ragazzino. massimo 20 anni. i capelli erano mori, forse ricci, gli occhi cattivi, forse neri, ai suoi piedi degli anfibi. Vidi partire quel piede destro. Il calcio era violentissimo. Attendevo a terra il mio destino. Pensai a coprire il mio volto, ed inarcai la schiena a difesa del rene. L'unica cosa che potevo fare in quel momento. L'unica mia difesa. L'unica mia àncora di salvezza. Il calcio fu preciso, diretto e violento. La mia schiena resse l'urto. Il tipo era pazzo. Così si ammazza un uomo, pensai. Mi alzai di scatto. Urlai.

OHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
come a dire: cazzo fai testa di cazzo figlio di puttana. Così mi uccidi? Io pensavo volessi darmi solo un calcetto. Ok, lo prendo. Non so perché tu voglia darmelo. Non so perché tu voglia farmi del male. che manco ti conosco. Ma, visto che siete in maggioranza, me lo prendo senza batter ciglio. Accetto senza comprendere la violenza gratuita che i tuoi occhi sprigionano. Ma, cazzo, un calcio così forte no!!! Così forte mi fai incazzare!!! Non reagisco, perché la violenza è in me solo a parole. Ma tu mi hai fatto male, cazzo, mi hai fatto tanto male. Mi stimoli alla reazione e, te lo garantisco, se dovessi farlo per te non c'è scampo!
Mi alzai in piedi. I due se ne andarono a dar sfogo alle loro repressioni ed alla loro inutile vita sul corpo del mio amico, ancora a terra. Eh, no, così non va. Così lo uccidete! Tornai verso loro, verso gli sciacalli che si cibavano ingordamente della carogna. Urlai di nuovo:
OHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!! CHE CAZZO FATE?????????????? BASTAAAAA!!!!!!!

Il moro tornò su di me. Circolare sul viso. Lo parai, i miei occhiali caddero a terra. Non reagii neppure stavolta, stavolta percorsi i dieci metri che mi separavano dalla salvezza a velocità supersonica. e chiesi disperatamente aiuto... Due tipi alla fermata dell'autobus. Non accennarono il minimo movimento. Voltarono la testa. Dalla parte opposta. A dire:
capo, sono cazzi tuoi, tiratene fuori da solo. le botte fanno male.
Cazzo, pensai io; e poi urlai loro: OH, RAGA', AIUTATECI... CI STANNO PICCHIANDO...
Urlai al vento, l'unico che mi ascoltò davvero. Portò la mia voce alle orecchie degli aggressori...
POLICIA... POLICIA...
fuggirono via. Non li vidi più. Non li vedrò mai più. Per terra non c'era più nessuno. Solo un paio di occhiali. Distrutti.
Ero solo. Il mio cuore batteva a mille. Chiamai il mio amico. Più volte. Nessuna risposta.  Interminabile silenzio. Rimasi lì. Arrivò qualcuno. Vacanzieri spensierati che uscivano da qualche locale nel quale avevano tirato le prime ore della mattina. Avevo il fiatone. Spiegai cos'era successo. Anche se parlare mi risultava difficile. E inutile. Era tutto finito... del mio amico però nessuna traccia. Gli telefonai. Era fuggito in ostello. Era salvo. Anch'io. Il resto non contava più nulla.
Eravamo stati aggrediti da tre stronzi, senza motivo alcuno. Non ci avevano rapinato, volevano solo darcele di santa ragione. Perchè passavamo dalle loro parti. Forse era il loro territorio. Nessun confine era segnato, però. Come avremmo potuto saperlo? Eravamo capitati nel posto sbagliato. Nel momento sbagliato. Puniti duramente per questo.
Il giorno dopo eravamo ancora sotto shock, ma nulla fermò la nostra vacanza che continuò come prima, meglio di prima.
Ma...
Il dolore alla schiena che tuttora mi affligge mi ricorda quel che successe.
Non ho paura di essere nuovamente aggredito.
No!
Ma...
Ma c'è un perchè che mi frulla ancora nella testa.
E non riesco ancora a tramutarlo in pensiero. So solo che qualcosa dentro me si è rotto. Non so esattamente cosa. Di certo c'è che non è il mio rene sennò dopo un mese e mezzo sarei bello che morto. :)))
Non desidero vendetta. Anche se il giorno dopo avrei tanto voluto vendicare l'onta subìta.
Non ho paura. Non ne ho avuta neppure quando mi stavano colpendo.

Nessun commento:

Posta un commento