trattalo
male, lascia che ti aspetti per ore. Non farti vivo e quando lo chiami,
fallo come fosse un favore. Tra una registrazione, un pagamento e una
telefonata, balzò improvvisa alla sua testa una domanda. Banale. Del
cazzo. La più stronza
domanda che due persone possano farsi. Perchè, tranne rarissime
eccezioni, non importa a nessuno come stia l'altro. Importa come stiamo
noi stessi. Memore di aver posto questa domanda ieri a lei... ben che le
stavo facendo una domanda del cazzo... memore che comunque -e forse per
la prima volta nella mia vita- ero DAVVERO
interessato di sapere come stesse il mio interlocutore, memore di tutto
ciò stamattina intorno alle 10 è schizzata sul mio cervello di nuovo
questa domanda.
Come stai?
"medio", mi aveva detto lei ieri. "se volessi rispondere con una bugia, direi che sto benissimo; ad esser sincero ho degli spaventosi sbalzi umorali", le ho risposto io. Come stai? continuo a ripetermi questa domanda. Mi assilla. Mi angoscia. Come sto?
non lo so... non lo so... non lo so... forse non bene... forse si... di
certo c'è che non lo so. non so neppure se esisto... se vivo... a volte
mi sembra di galleggiare in un mare di merda... altre volte di volare
alto nel cielo e di esserne il padrone... altre volte faccio finta di
dormire per non vedere quello che mi circonda... che mi fa star male. A
volte penso che vorrei fare un figlio, ma poi penso che lo dovrei
gettare in questo mondo e... quale giustificazione potrei dargli alla
domanda: perchè mi hai dato la vita? Mi sento il male di vivere addosso.
Per adesso gira così, lascio che sia e vivo con malinconia questa fase
della mia vita. Tanto tutto passa, si deve solo attendere... basta
l'estate per farmi tornare ad essere felice. Una felicità di facciata.
Perchè la mia felicità ce l'ha lei... e fin quando non me la restituirà,
io potrò esser solamente e falsamente felice. Questo male di vivere che
spesso ho incontrato lungo la mia via... Spesso
il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che
gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo
stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina
Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e
il falco alto levato.
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