venerdì 9 marzo 2012

prendi un martedì in ufficio

trattalo male, lascia che ti aspetti per ore. Non farti vivo e quando lo chiami, fallo come fosse un favore. Tra una registrazione, un pagamento e una telefonata, balzò improvvisa alla sua testa una domanda. Banale. Del cazzo. La più stronza domanda che due persone possano farsi. Perchè, tranne rarissime eccezioni, non importa a nessuno come stia l'altro. Importa come stiamo noi stessi. Memore di aver posto questa domanda ieri a lei... ben che le stavo facendo una domanda del cazzo... memore che comunque -e forse per la prima volta nella mia vita- ero DAVVERO interessato di sapere come stesse il mio interlocutore, memore di tutto ciò stamattina intorno alle 10 è schizzata sul mio cervello di nuovo questa domanda.
Come stai?
"medio", mi aveva detto lei ieri. "se volessi rispondere con una bugia, direi che sto benissimo; ad esser sincero ho degli spaventosi sbalzi umorali", le ho risposto io. Come stai? continuo a ripetermi questa domanda. Mi assilla. Mi angoscia. Come sto? non lo so... non lo so... non lo so... forse non bene... forse si... di certo c'è che non lo so. non so neppure se esisto... se vivo... a volte mi sembra di galleggiare in un mare di merda... altre volte di volare alto nel cielo e di esserne il padrone... altre volte faccio finta di dormire per non vedere quello che mi circonda... che mi fa star male. A volte penso che vorrei fare un figlio, ma poi penso che lo dovrei gettare in questo mondo e... quale giustificazione potrei dargli alla domanda: perchè mi hai dato la vita? Mi sento il male di vivere addosso. Per adesso gira così, lascio che sia e vivo con malinconia questa fase della mia vita. Tanto tutto passa, si deve solo attendere... basta l'estate per farmi tornare ad essere felice. Una felicità di facciata. Perchè la mia felicità ce l'ha lei... e fin quando non me la restituirà, io potrò esser solamente e falsamente felice. Questo male di vivere che spesso ho incontrato lungo la mia via... Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

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