osservo il mondo e rifletto. vedo dolore, tristezza, depressione. oltremanica lo chiamano social disease. Colpisce tutti noi. Ci butta a terra, ci calpesta e dilania la nostra anima. Ci rende infelici e sempre alla ricerca di un qualcosa che non sappiamo più cos'è. O forse non l'abbiamo mai saputo. Meglio ancora, fingeremo di non capirlo mai.
Cerchiamo noi stessi, la nostra vera essenza, le nostre peculiarità, quelle vere e non quelle imposte da altri. Scavando dentro la nostra anima raggiungiamo una profondità tale da farci paura. Tutto buio intorno a noi... che fare? Ma è chiaro: scappare. E allora fuggiamo, fuggiamo lontano, alla ricerca di un riparo. Cerchiamo la semplicità che questa società ci garantisce se smetti di pensare e dimentichi tutti quei brutti pensieri. Dimenticare è semplice. Comincia a bere! Passerai un'ottima serata in compagnia di amici, disinibita, con la mente libera e fresca. Il giorno dopo il fegato ti rimprovererà un po' e quel retrogusto nauseabondo in bocca e quel cerchio alla testa ti rovineranno (perlomeno) l'inizio della giornata. Ma che vuoi che sia? Annulla la tua mente con un cuba. Qui non è una questione di ricerca dell'essenzialità, bensì della cosa più facile da fare. Meno complessa. Meno rischiosa. Più elementare. E' a questo punto che apro gli occhi e vedo l'inganno. L'alcool è una cortina fumogena troppo trasparente per nascondere la realtà. Così facendo ci allontaniamo da noi stessi, allontaniamo noi stessi, quel che siamo veramente, la nostra vera essenza. Ci perdiamo lungo il corso della nostra vita e non basterà ingerire quantità industriali di alcool per ritrovarci. O per esser felici. Staremo sempre peggio. Sempre più depressi. Sempre più tristi. Qualcuno si suiciderà. Qualcun altro finirà la propria vita contro un platano o contro altre auto spezzandone altre (di vite). Altri ancora arriveranno ad esser vecchi. Ma è tardi. Allora guarderanno il passato con gli occhi gonfi di lacrime. Forse capiranno. E nella paziente attesa della morte, sicuro rifugio da tutti i mali così come in gioventù lo fu l'alcool, col tempo che scandisce sempre la stessa, ineluttabilmente lenta, angosciante, ora, continueranno a domandarsi se la propria esistenza ha avuto un senso. Un senso di tristezza accompagnerà fin dentro la bara l'uomo infelice.
Cerchiamo noi stessi, la nostra vera essenza, le nostre peculiarità, quelle vere e non quelle imposte da altri. Scavando dentro la nostra anima raggiungiamo una profondità tale da farci paura. Tutto buio intorno a noi... che fare? Ma è chiaro: scappare. E allora fuggiamo, fuggiamo lontano, alla ricerca di un riparo. Cerchiamo la semplicità che questa società ci garantisce se smetti di pensare e dimentichi tutti quei brutti pensieri. Dimenticare è semplice. Comincia a bere! Passerai un'ottima serata in compagnia di amici, disinibita, con la mente libera e fresca. Il giorno dopo il fegato ti rimprovererà un po' e quel retrogusto nauseabondo in bocca e quel cerchio alla testa ti rovineranno (perlomeno) l'inizio della giornata. Ma che vuoi che sia? Annulla la tua mente con un cuba. Qui non è una questione di ricerca dell'essenzialità, bensì della cosa più facile da fare. Meno complessa. Meno rischiosa. Più elementare. E' a questo punto che apro gli occhi e vedo l'inganno. L'alcool è una cortina fumogena troppo trasparente per nascondere la realtà. Così facendo ci allontaniamo da noi stessi, allontaniamo noi stessi, quel che siamo veramente, la nostra vera essenza. Ci perdiamo lungo il corso della nostra vita e non basterà ingerire quantità industriali di alcool per ritrovarci. O per esser felici. Staremo sempre peggio. Sempre più depressi. Sempre più tristi. Qualcuno si suiciderà. Qualcun altro finirà la propria vita contro un platano o contro altre auto spezzandone altre (di vite). Altri ancora arriveranno ad esser vecchi. Ma è tardi. Allora guarderanno il passato con gli occhi gonfi di lacrime. Forse capiranno. E nella paziente attesa della morte, sicuro rifugio da tutti i mali così come in gioventù lo fu l'alcool, col tempo che scandisce sempre la stessa, ineluttabilmente lenta, angosciante, ora, continueranno a domandarsi se la propria esistenza ha avuto un senso. Un senso di tristezza accompagnerà fin dentro la bara l'uomo infelice.
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