mercoledì 14 marzo 2012
LA FINE DI UNA STORIA
Desiderava solamente tornare a casa, al più presto, ed infilarsi sotto le coperte. Aveva le palpebre sempre più pesanti, gli occhi stentavano a rimanere aperti. Viaggiò spedito fino alla tangenziale. Anche stavolta, però, il fato aveva architettato per lui un gran brutto scherzo. Era da poco passata l’una, quando si ritrovò immobile sull’autostrada. Una coda a quell’ora? Pressoché impossibile. Credici, invece: sei fermo! Puoi anche spegnere la tua auto, ora. S’era imbattuto in un fottuto incidente. Di conseguenza, i tempi di rientro si sarebbero notevolmente allungati. In altre circostanze si sarebbe adirato e avrebbe cominciato a smoccolare senza ritegno. Quel giorno però rimase calmo, tranquillo. Rassegnato. La fila procedeva molto lentamente; velocemente invece la sua mente andò a ritroso, ripercorse quella lugubre serata. Poi si spinse oltre, indietro nel passato. Il passato trascorso con lei. Con la mente provò e riprovò tutte le emozioni, tutte le palpitazioni del suo cuore. Tutte le gioie, le speranze, le delusioni. Di tempo ne aveva, del resto. Uno strazio. Bologna. Ancora fermo in autostrada. Pieno di sonno. Di tristezza. Le labbra chiuse e per nulla predisposte al sorriso. Ad una battuta che potesse stemperare la tensione. Quella che era stata una giornata disastrosa e che sperava finisse in un lampo, aveva tutta l’aria di essere infinita. Fermo sull’autostrada a pensare e ripensare di nuovo a quella serata. Ricordare ciò che era appena successo. Immortalare nella propria memoria, per sempre, l’addio più pesante della sua vita. La fine ufficiale di una storia. Il suopiucheamore si era sciolto come neve al sole. Continuava maledettamente a pensare e ripensare, senza interruzione, in maniera sempre più incalzante... quando invece avrebbe voluto solamente chiudere gli occhi e addormentarsi. Sognare qualcosa di spensierato. Qualcosa che lo aiutasse a superare (e in tutta fretta, anche se si rendeva conto che ciò era impossibile) quella tanto cocente quanto preventivatadelusione. Invece no. Aveva ancora il suo odore addosso, quel profumo lo accompagnava e paralizzava tutti i sensi. Lo avvolgeva e gli stringeva lo stomaco. Glielo contorceva con violenza inaudita. Lo spremeva come un limone. I suoi occhi avrebbero voluto versare litri e litri di lacrime. Invece no. Invece non ce la facevano neppure ad inumidirsi. Avrebbe voluto provar rabbia nei confronti di quella donna, avrebbe voluta odiarla con tutto sé stesso, ma non vi riusciva. Avrebbe voluto non pensare più a lei, ma neppure questa era cosa fattibile. Nell’altra corsia i camion sfrecciavano veloci per giungere in fretta a destinazione, scaricare la merce e tornare indietro. Ogni bestione che passava faceva vibrare violentemente la sua auto. Il suo corpo vibrava molto più violentemente, e non per colpa dei TIR. Fermo in mezzo alla strada, circondato da silenziosi sconosciuti ciascuno dentro la propria auto, l'uomo stava godendosi il momento più brutto della sua vita. Ma non c’era più tempo per pensare, la fila cominciò improvvisamente a muoversi, sempre più velocemente. Si ripartiva. Era giunto il momento di marciare verso casa. L’autostrada dopo un incidente assomiglia molto alla vita. Il cammino lentamente riprende, lasciando alle proprie spalle qualche detrito sparso lungo la carreggiata quale testimonianza di un tragico evento. E un corpo, oramai freddo, sul selciato, pietosamente coperto da un lenzuolo bianco.
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