mercoledì 14 marzo 2012

LA MATURAZIONE DI UN UOMO

Arriva il rastamanno, un sorriso sulle labbra fa capolino su una barba incolta e tanta voglia di vivere che gli leggi addosso e sugli sporchi dread. La felpa è larga e lunga, i jeans sono sdruciti e il cavallo è basso, i suoi 180 cm d'altezza e il suo fisico atletico sono orribilmente nascosti; tutto lascia pensare a un poco di buono. Ad una persona poco raccomandabile. E' drogato, dicono tutti. Molti lo sfuggono schifati. Lui ride e se ne fotte altamente del giudizio altrui. Va avanti per la sua strada, (apparentemente) indifferente alle manifeste accuse che partono dagli occhi di fuoco di tutta quella gente che lo circonda. In realtà ne soffre, ma nulla di sè lo dà a vedere.
Un anno dopo il rastamanno fa ritorno tra quella gente. E' cambiato. I dread sono scomparsi, lasciando il posto a un taglio corto ed ordinato. Anche l'abbigliamento è diverso, più conforme alle norme societarie. Indossa una camicia stretta quel tanto che basta per mettere in risalto  l'atleticità del suo fisico. Porta sempre un paio di jeans, stavolta più eleganti, che lo slanciano; dimostra molto più dei 180 cm d'altezza che madre natura gli ha donato. E' un'altra persona, apprezzata e (stavolta) benvoluta da tutti. Non è più un drogato, dicono quelli. E' maturato, affermano in coro. Ora gli vogliono bene e parlano e scherzano con lui. Lui ride e scherza con tutti, come sempre; in realtà ne soffre, molto più di prima, ma nulla di sè lo dà a vedere.
Io lo conosco quel rastamanno. Lo conosco molto bene. Non potrò mai addentrarmi tanto profondamente nel suo cuore per leggere appieno la sua sofferenza. Che c'è. E si vede. E' terribile. Non te ne accorgi parlandoci assieme. La vedi nei suoi dread e nel taglio ordinato. Nella felpa larga e nella camicia aderente. Nei suoi jeans sdruciti e in quelli che ora indossa e che lo slanciano, assegnandogli il giusto valore estetico. E' tutta lì, nascosta tra le fibre degli indumenti che aveva addosso. Che ha addosso. Ma badiamo troppo all'estetica per riuscire a guardare dentro al cuore di una persona. Fratello, cugino o amico che sia. Così, tra abiti firmati e tagli all'ultimo grido, la sofferenza si fa strada ed incancrenisce il cuore di colui che vorrebbe esser preso come è realmente, invece viene accettato esclusivamente per quel che sembra.
L'abito fa sempre il monaco

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