NERKIAS - MARE PIZZECA
by CANE VECCHIO
Più di dieci anni fa, nello scomparto delle cassette "proibite", che i
più coraggiosi custodivano a mo’ di reliquario, non vi erano solo
tapes rock, metal, dark e consimili, ma anche i demo di un
inafferrabile gruppo dell’italia centrale, che a quei tempi registrava
in condizioni di semiclandestinità:
Il nome era tutto un programma: si trattava degli ascolani Nerkias,
ponieri della musica goliardica e autentici cantori della provincia.
Attraverso uno stile peculiare, capace di fondere eclettismo musicale
(dal pop internazionale alla leggera italiana, dal rock alla musica
tradizionale) e un’irresistibile VERVE linguistica (in cui si
alternavano lingua nazionale e maccheronica, vernacolo triviale e
vocaboli dotti), i nostri si guadagnarono di lì a poco un seguito
eterogeneo, ma imponente, divenendo in breve una vera cult band:
Poi il silenzio, con qualche sporadica esibizione live e notizie
frammentarie sul loro operato. Sembrava che il loro nome fosse
destinato a sbiadirsi in quel mucchio di nastri smagnetizzati...
Ma in ogni uomo dimora qualcosa che è insopprimibile, cioè il
fanciullino di pascoliana memoria, che riaffiora a galla non appena lo
studio, il lavoro, gli amori, non ne ostruiscono più la risalita: e il
battello dei goliardi, battente bandiera Vulvax, è pronto ancora a
navigare tra le onde irriverenti del MARE PIZZECA!
Ecco dunque i nerkias versione 1997: autoproduzione professionale,
maggior padronanza strumentale, arrangiamenti curati e soprattutto
spirito cameratesco intatto, decisi a dare degna successione
all’incontenibile "ASTA LA MINCHIA".
Si salpa con l’incalzare di "CIAI LE CORNA", sostenuto da ficcanti
tastiere e un robusto giro funky, un Anthem alla stregua delle passate
"PREGHIERA DELLA CACCOLA" e "FIBRILLA L’ANGUILLA"; "CIONDOLINO", con
il suo clima da alabarda spaziale, aggiunge un altro fantomatico
personaggio al già fitto museo delle cere nerkiano; "FEDERICA" e
"BEAT-DENT" si muovono sul versante della musica italiana, seppur fra
epoche diverse, e "CRE-DANCE" paga il tributo al giovanilismo degli
883 e alla disco, ma non dispiace affatto. Sul versante
dell’equilibrismo linguistico stavolta i Nerkias si affidano a due
brani esotici, producendo le magistrali "SAUDADE DE FRENIA" e "LOS
CROTOS", speronando rispettivamente, la zattera di Toquinho e il
peschereccio un po’ arrugginito dei Gipsy King.
Ma la vera isola del tesoro nell’oceano dei pruriti è "L’ASCULA’",
l’apice dell’album, ove dimora il nostrano SOR EMIDIO, archetipo
dell’uomo piceno; oltre al testo, favoloso, stupitevi del crescendo
finale di strafalcino dialettali a ritmo di macarena... Si respira
aria da osteria sguaiata e verace, celata nel dedalo delle rue
medievali, tra vino e gazzosa, donnine compiacenti, sigarette rollate
male e fette ‘nnerte de cacciannanz’...
Un brano che potrebbe dare anche delle soddifazioni a questi bricconi,
se qualche volenteroso critico in futuro lo affiancasse alla
tradizione degli stornelli goderecci.
In vista del molo di attracco, conclude "COME SI FA", l’amarcord della
ciurma prima del riposo, con una sottile vena lirica e una malinconia
autocompiacente, un po’ alla maniera di "NERKIAS FOR L’(A)FICA", ma
il clima è più dimesso, senza voglia di sermoni, tanto "qualsiasi
predica sarà più stupida della tua musica".
Ritorno di fuoco per i Nerkias, dunque: auspichiamo vivamente che la
loro opera omnia venga ristampata in formato CD, cosicché essi lancino
la pietra definitiva, per nascondere poi repentinamente , ancora una
volta, la mano.
lunedì 30 gennaio 2012
RITROVATO NEI MEANDRI DI INTERNET
RITROVATO NEI MEANDRI DI INTERNET:
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento