lunedì 30 gennaio 2012

RITROVATO NEI MEANDRI DI INTERNET

RITROVATO NEI MEANDRI DI INTERNET:



NERKIAS - MARE PIZZECA

by CANE VECCHIO






Più di dieci anni fa, nello scomparto delle cassette "proibite", che i

più coraggiosi custodivano a mo’ di reliquario, non vi erano solo

tapes rock, metal, dark e consimili, ma anche i demo di un

inafferrabile gruppo dell’italia centrale, che a quei tempi registrava

in condizioni di semiclandestinità:

Il nome era tutto un programma: si trattava degli ascolani Nerkias,

ponieri della musica goliardica e autentici cantori della provincia.

Attraverso uno stile peculiare, capace di fondere eclettismo musicale

(dal pop internazionale alla leggera italiana, dal rock alla musica

tradizionale) e un’irresistibile VERVE linguistica (in cui si

alternavano lingua nazionale e maccheronica, vernacolo triviale e

vocaboli dotti), i nostri si guadagnarono di lì a poco un seguito

eterogeneo, ma imponente, divenendo in breve una vera cult band:

Poi il silenzio, con qualche sporadica esibizione live e notizie

frammentarie sul loro operato. Sembrava che il loro nome fosse

destinato a sbiadirsi in quel mucchio di nastri smagnetizzati...



Ma in ogni uomo dimora qualcosa che è insopprimibile, cioè il

fanciullino di pascoliana memoria, che riaffiora a galla non appena lo

studio, il lavoro, gli amori, non ne ostruiscono più la risalita: e il

battello dei goliardi, battente bandiera Vulvax, è pronto ancora a

navigare tra le onde irriverenti del MARE PIZZECA!

Ecco dunque i nerkias versione 1997: autoproduzione professionale,

maggior padronanza strumentale, arrangiamenti curati e soprattutto

spirito cameratesco intatto, decisi a dare degna successione

all’incontenibile "ASTA LA MINCHIA".

Si salpa con l’incalzare di "CIAI LE CORNA", sostenuto da ficcanti

tastiere e un robusto giro funky, un Anthem alla stregua delle passate

"PREGHIERA DELLA CACCOLA" e "FIBRILLA L’ANGUILLA"; "CIONDOLINO", con

il suo clima da alabarda spaziale, aggiunge un altro fantomatico

personaggio al già fitto museo delle cere nerkiano; "FEDERICA" e

"BEAT-DENT" si muovono sul versante della musica italiana, seppur fra

epoche diverse, e "CRE-DANCE" paga il tributo al giovanilismo degli

883 e alla disco, ma non dispiace affatto. Sul versante

dell’equilibrismo linguistico stavolta i Nerkias si affidano a due

brani esotici, producendo le magistrali "SAUDADE DE FRENIA" e "LOS

CROTOS", speronando rispettivamente, la zattera di Toquinho e il

peschereccio un po’ arrugginito dei Gipsy King.

Ma la vera isola del tesoro nell’oceano dei pruriti è "L’ASCULA’",

l’apice dell’album, ove dimora il nostrano SOR EMIDIO, archetipo

dell’uomo piceno; oltre al testo, favoloso, stupitevi del crescendo

finale di strafalcino dialettali a ritmo di macarena... Si respira

aria da osteria sguaiata e verace, celata nel dedalo delle rue

medievali, tra vino e gazzosa, donnine compiacenti, sigarette rollate

male e fette ‘nnerte de cacciannanz’...

Un brano che potrebbe dare anche delle soddifazioni a questi bricconi,

se qualche volenteroso critico in futuro lo affiancasse alla

tradizione degli stornelli goderecci.

In vista del molo di attracco, conclude "COME SI FA", l’amarcord della

ciurma prima del riposo, con una sottile vena lirica e una malinconia

autocompiacente, un po’ alla maniera di "NERKIAS FOR L’(A)FICA", ma

il clima è più dimesso, senza voglia di sermoni, tanto "qualsiasi

predica sarà più stupida della tua musica".

Ritorno di fuoco per i Nerkias, dunque: auspichiamo vivamente che la

loro opera omnia venga ristampata in formato CD, cosicché essi lancino

la pietra definitiva, per nascondere poi repentinamente , ancora una

volta, la mano.

Nessun commento:

Posta un commento