lunedì 30 gennaio 2012

EMOZIONE N. 3 - la funzione religiosa

domenica si è sposato mio fratello. La vita va avanti veloce come una schiacciasassi e vorrebbe non ti fermassi a pensare a quel che è stato, a quel che hai vissuto. Così le emozioni, da vibranti, si trasformano in ricordi; belli ma semplici ricordi. Questo evento però è stato un'emozione. E io quella voglio raccontare.



Vivendo fuori, non ho assolutamente vissuto il pre-matrimonio e tutti gli impegni che ne conseguono. Sono arrivato, diciamo così, a pappa pronta, mettendomi a disposizione per ovviare alla mia (peraltro giustificata) assenza. E tutte le cose che ho fatto mi son servite per soffocare dentro quest'emozione, per ricacciare indietro le lacrime. Questa bellissima cosa che tanto fa vergognare... le lacrime. Le mie lacrime. Versate in solitario sotto la doccia. Perchè ero felice per il sogno che andava a coronare...

Di per sè non c'è stato nulla di commovente. La predica è stata tranquilla, la messa è durata un'ora e mezza ma è scorsa via piuttosto tranquillamente. Ma noi testimoni, noi fratelli, eravami al fianco degli sposi. Vedevamo i loro volti, non le loro schiene. Erano tranquilli, sembravano non essere emozionati, come se quel passo fosse la cosa più naturale di questo mondo.

Non per me. Valerio si sposava; mio fratello, il mio compagno di giochi da sempre, lo sfogo della mia rabbia, della mia cattiveria. Ricordo quando lo picchiai con violenza e lo minacciai che, se avesse detto qualcosa a mamma e papà, lo avrei gonfiato ancor più di botte. Lui si mise a piangere; ma non era un pianto di dolore. Era di sofferenza per la mia estrema cattiveria; per il mio modo di essere impietoso, arrogante e prepotente. Era un pianto come a dire: "perchè mi vuoi così male?"

In quel momento rientrò mia madre, capì tutto, lui non rivelò niente, ma non ci voleva una laurea per capire che la causa di quel pianto ero io. Così mi picchiò e mi punì. Ma lui non disse niente. Continuava a piangere silenziosamente.

Ero un bambino, non avevo più di 10 anni. E lui due in meno di me. Quel giorno mi diede una lezione che a distanza di un quarto di secolo ancora ricordo nitida e non dimentico... Quel pianto silenzioso è rimasto dentro me, ed ho sempre voluto scusarmi con lui di quell'episodio. Prima che si sposi glielo dirò, mi son detto più volte. Valerio s'è sposato, e io non ho ancora chiesto scusa...

Mentre lo osservavo sull'altare nella mia testa scorreva quel film; e ricacciare le lacrime da dove erano venute è stata impresa ardua. Cosa che non son riuscito a fare ora che sto scrivendo.

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