mercoledì 1 febbraio 2012

TRATTO DAL CORRIERE DELLO SPORT

il più bell'articolo che abbia mai letto. Leggetelo, e riflettete.

Bisognava fermarsi in segno di lutto. Ora aspettiamo risposte

UNA QUESTIONE DI STATO


di
Alessandro Vocalelli

I
n fondo alla domenica nera del cal­cio, all’ennesima domenica nera del calcio, restano dolore, rabbia, un sen­so di sgomento e di impotenza, insie­me a mille dubbi che gli informatori della domenica - quelli che perdono mille buone occasioni per starsene zitti - finiscono per ingigantire. Il po­vero Gabriele è morto da neppure due ore, non si sa ancora perchè e per colpa di chi, che dilettanti della sensibilità e del pudore, si lanciano già in analisi appassionate. Tirando in ballo, mentre scorrono magari le immagini dell’Heysel che non c’en­trano nulla, ma proprio nulla, le col­pe del calcio, della moviola, di chi re­clama un rigore. La fine di Gabriele solo col passare del tempo e dei giu­dizi assume contorni più precisi, più chiari, nei racconti di un giovane con la passione del calcio, della Lazio e della musica. Uno che viene centrato da un colpo di pistola nel sedile po­steriore dell’auto, con l’auto già in marcia. Incredibile se ci ripensate un istante.

Come è incredibile che a notte inol­trata non si riesca ancora realmente a capire cosa sia effettivamente acca­duto. Uno, due colpi sparati per aria che sfondano un finestrino e colpi­scono una persona? E’ pazzesco a dir­la così. E allora, a notte inoltrata, an­cora tutti lì a chiedersi: ma come può un poliziotto sparare da una parte al­l’altra dell’Autogril - in mezzo sessan­ta metri e sei corsie di autostrada! ­come può un Paese normale accetta­re una cosa del genere? Eppure, set­te, dieci ore dopo siamo tutti davanti a un film, un orribile film, e non sen­tiamo l’urgenza di uscire, scappare, da un mondo ormai sottosopra.

Invece, no. Tutti lì, impegnati nel consueto, stucchevole, teatrino che abbiamo vissuto già decine di volte. Quali sono le colpe del calcio? Che aspettiamo a vietare le trasferte ai ti­fosi? Cosa deve fare il pallone per non essere più prigioniero di chi poi impedisce che dentro gli stadi si gio­chi? Era giusto fermare tutto il cam­pionato e ora non bisognerebbe so­spendere l’attività per un mese? Un fiume di parole, mentre il dolore ti assale e ti chiedi: quali sono le colpe del calcio di fronte a tragedie così?

Vietiamo le trasferte ai tifosi? E allo­ra impediamo anche a cinque ragaz­zi, come Gabriele e i suoi amici, di mettersi in macchina e andare dove gli pare? E che c’entrano le trasferte vietate se c’è una discussione, non sai in quel momento se per questioni po­litiche, di donne, magari soltanto per un parcheggio e dall’altra parte del­l’autostrada parte una pallottola che ti colpisce e ti uccide? O non sarà an­che questa la spia di un Paese ingo­vernabile che per paura, per inade­guatezza, per incoscienza, è andato ben oltre i limiti?

Resta, alla fine, il grande interro­gativo della domenica, farfugliata in quel teatrino del calcio, dove da anni e anche nella domenica più tragica e nera sfilano tutti, nani e soubrette. Bisognava sospendere il campiona­to? Sì, in segno di lutto, perchè la morte va rispettata.

Ma non ha senso chiedersi sempli­cemente, senza le dovute implicazio­ni psicologiche, se bisognava giocare o non giocare. A Bergamo è stato de­ciso di scendere in campo e la parti­ta è stata interrotta, con una vetrata che continuava pericolosamente a spezzarsi. A Roma è stato deciso di non giocare e la città è stata ugual­mente teatro di cronaca nera.

Come dire che - se non si ricostrui­sce un rapporto di relazione, rispetto e convivenza - la partita diventa ac­cessoria, un pretesto, che è piuttosto in atto una guerra tra una frangia di tifosi e le forze dell’ordine, molto più grande degli interessi e delle mise­rie del calcio. Ieri, oltre alla rabbia, per un ragazzo che non c’è più - e niente potrà mai attenuare il dolore come niente ha attenuato il dolore per la scomparsa di Raciti - almeno questo doveva essere, diventare, ter­ribilmente più chiaro. Invece, no. Mentre qualcuno se la prendeva con la moviola, partiva già la convocazio­ne per il prossimo vertice, come tan­ti ci sono già stati a proposito di tor­nelli e biglietti nominali. Ma è ora che chi rappresenta lo Stato ci dia spiegazioni plausibili e soluzioni ade­guate.

Per il resto, un po’ di rispetto e si­lenzio: almeno in nome di Gabriele e del dolore della famiglia.

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